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Cenni storici
Nell’immediato secondo dopoguerra a partire da 1946, su iniziativa dell’Unione degli Italiani dell’Istria e Fiume ( UIIF) che operava da un paio di anni come struttura di vertice senza alcuna struttura sul territorio, nacque a Fiume il primo Circolo Italiano di Cultura, chiamato semplicemente Circolo.
Alla seconda conferenza dell’UIIF tenutasi nel 1947 a Parenzo si deliberò l’istituzione dei Circoli Italiani di Cultura con la presenza fisica di sale di lettura nei luoghi in cui fosse presente la componente italiana, come punti di riferimento fondamentali per i connazionali. Sorsero pertanto i primi sodalizi anche nel Buiese all’epoca parte del Territorio Libero di Trieste (TLT) che comprendeva anche Umago e il suo territorio.
La prima notizia ufficiosa che testimonia l’esistenza del Circolo ad Umago è un verbale dell’Agitprop di Capodistria del novembre del 1947 in cui si dice: „ A Umago esisteva il circolo, ma solo di nome; in queste settimane si sono proposti di dar vita a questo circolo.”
In quel periodo l’attività del sodalizio umaghese fondato da Armando Manin, Narciso Favilla, Aldo Galuzzi e Angelo Delben era pressoché nulla, a causa dei problemi legati all’assegnazione di queste terre al Territorio Libero di Trieste, questione che costituiva il nodo centrale della Guerra fredda tra l’Italia e la Jugoslavia. La sottoscrizione del Memorandum di Londra nel 1954 provocò l’esodo massiccio della popolazione che vide coinvolta principalmente la popolazione italiana. L’esodo privò il territorio della sua gente compromettendo per sempre l’identità socio-culturale dei nostri luoghi creando una sofferenza irrisolvibile sia per quelli che se ne andarono che per quelli che rimasero. L’eterno disagio degli esuli, condannati a sentirsi sempre fuori luogo, presenze scomode e indesiderate, è ampiamente testimoniato nelle opere dei nostri autori: Fulvio Tomizza, Nelida Milani Kruljac, Ester Barlessi, Claudio Ugussi ecc…
Fulvio Tomizza, nostro concittadino, esprime così il dolore dell’incertezza della nuova situazione:
….l’anima delle cose, dei luoghi, dei ricordi si era trasferita di là, stava dall’altra parte. E partii, sapendo o soltanto temendo di collocarmi per sempre in uno spazio di mezzo, neutro e impervio, nel quale molte volte mi sarei sentito estraneo anche a me stesso.
(Il sogno dalmata, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001, pp.57 – 58)
Solo negli anni Sessanta grazie ai nuovi rapporti di collaborazione tra la Jugoslavia e l’Italia, ci fu un lento migliormento della situazione e il Circolo di Umago riprese con più vigore le varie attività grazie al rinnovato apporto e attivismo, dei connazionali arrivati ad Umago dalle località limitrofe, degli insegnanti e dei giovani, molti dei quali neo-laureati. Nel 1971 i Circoli diventarono Comunità degli Italiani, appellativo che ritengono tuttora.
Con la dissoluzione della Federazione jugoslava nel 1991 e la creazione della Croazia e Slovenia anche per l’UIIF e le Comunità arrivarono considerevoli cambiamenti.Con l’introduzione delle prime elezioni libere e dirette, l’UIIF lasciò il posto all’ Unione degli Italiani (UI). Per molti anni il punto dolente della Comunità umaghese era stata la mancanza di una sede spaziosa per poter accogliere le tante attività in cui era impegnata.”
La soluzione arrivò alla fine degli anni Novanta quando la Città di Umago donò alla Comunità degli Italiani di Umago parte di un immobile in centro città che, grazie ai contributi finanziari del Governo Italiano, venne restaurato e infine inaugurato e messo in funzione nel 2001. Nel 2000 la Comunità venne ribatezzata FulvioTomizza, in onore dello scrittore a noi più caro, ma purtroppo scomparso prematuramente nel 1999. Oggi la Comunità di Umago è tra le più numerose e attive nell’ambito dell’Unione Italiana e conta attualmente oltre 2900 soci. L’obiettivo fondamentale della Comunità è sempre quello di salvaguardare la storica presenza degli italiani e l’identità culturale italiana come parte indissolubile del territorio nonché di curare i valori della convivenza, del rispetto e del dialogo interculturale.